Domenica arriva la Pasqua, una delle feste cristiane più importanti per celebrare la resurrezione di Gesù in concomitanza, di solito con l’arrivo della primavera (infatti la Pasqua cade la prima domenica dopo il plenilunio seguente all’equinozio del 21 marzo) e da tradizione al termine del periodo “magro della Quaresima“, sulle tavole ritornano i piatti ricchi ed appetitosi!
Dalla lasagna alla colomba: ecco nel dettaglio il menù di Pasqua della classica tradizione emiliano romagnola!:
La tradizione antica racconta che si iniziava abbastanza presto la mattina di Pasqua, quando sul tavolo, non mancavano mai qualche fetta di salame Romagnolo, il classico “cacciatore”, il sale per insaporire l’uovo e ovviamente per i più grandi un bicchiere di albana dolce, mentre i piccoli si dedicavano all’apertura dell’uovo di pasqua di cioccolato, alla ricerca della sorpresa!
I PRIMI
Tra i primi piatti, senza dubbio alcuno, trionfano le lasagne con qualche alternativa di paste ripiene tipiche di alcune province dell’Emilia (come i cappelletti a Reggio e i tortellini a Bologna), mentre sono immancabili sulle tavole romagnole i cappelletti in brodo: tortelli di pasta fresca all’uovo, ripieni di un trito di carne, serviti immersi in brodo di carne fumante.
Un’alternativa sono i passatelli, dalla classica forma di vermicelli, piatto simbolo della tradizione forlivese, ottenuti dall’impasto di uova, formaggio grana, pane raffermo grattugiato e noce moscata, schiacciato poi nell’apposito ferro e vengono rigorosamente cotti in brodo, ottima e assolutamente da non sottovalutare la variante a base di pesce con i passatelli asciutti con sugo di pesce, ideali per un menu marinaro dall’antipasto al secondo.
Non dimentichiamo la “tardura”, termine che in romagnolo significa “tritatura”, una pasta in brodo che ha ingredienti simili a quelli dei passatelli (uova sbattute, pangrattato, parmigiano) ma che viene realizzata mescolando gli ingredienti che poi vengono versati nel brodo di carne, ottenendo un minestra fatti di piccoli grumi.
I SECONDI
Il secondo piatto è costituito prevalentemente dall’agnello che nella tradizione regna soprattutto sulle tavole della Romagna, ma che più di recente ha fatto l’ingresso anche in Emilia dove però non manca il recupero di una tradizione più antica, legata a piatti di coniglio alla cacciatora e alla faraona arrosto.
Chi vive in campagna, o vive in una casa con giardino, solitamente rosola l’agnello sul girarrosto, girando sopra le braci del camino, avvolgendo del lardo in un foglio di carta oleata, lo si infilza su uno spiedo e lo si mette nella fiamma. Quando brucia lo si alza sopra la carne. Il fuoco scioglie il lardo che cade a gocce sull’agnello facendo delle piccole fiammelle.
Il coniglio alla cacciatora e in porchetta è una tipica pietanza pasquale nel riminese, in alternativa dall’agnello.
Ma anche il mare in questo periodo offre la sua bontà, con bianchetti, sgombri, mormore, ma anche granceole e lumache di mare, perfetti antipasti da gustare fritti, crudi o marinati; infatti un altro tipico piatto da tradizione è senza dubbio le seppie in umido con piselli, molto diffuso in Riviera.
Anche il brodetto di pesce è un classico della costa adriatica, un piatto povero dei pescatori locali ma molto gustoso, che si ottiene con diverse qualità di pesce fresco lasciate cucinare in una casseruola a fuoco basso insieme a olio, cipolla, aglio, conserva e vino bianco.
Ad accompagnare ogni piatto ci sarà sempre lei: la piadina, un “pane” antichissimo che nasce dalla tradizione della cucina povera contadina e che da sempre viene preparato in Romagna ed un altro piatto tradizionale pasquale è il pane salato: a Rimini c’è la torta al formaggio.
il tutto innaffiato con vino locali, dal Gutturnio al Lambrusco, dall’Ortrugo al Sangiovese, passando per l’Albana, il Pignoletto e la Malvasia.
Ma un vero pranzo di Pasqua non si può considerare tale se sulla tavola manca una bella fetta di Pagnotta pasquale, che è sostanzialmente una ciambella ed è tipico della zona di Sarsina e dintorni, che un tempo s’identificava con la stessa festività pasquale ed allietava anche la tavola dei più poveri.
Si cominciava a mangiarla, insieme all’uovo benedetto, la mattina del giorno di festa e si proseguiva a gustarla ai pasti anche nei giorni successivi, sino alla domenica dopo e anche oltre.
DOLCI
Infine arriviamo al dolce ed al simbolo cristiano per eccellenza di queste giornate: la colomba!
Le leggende sull’origine di questo dolce sono tantissime, alcune lo fanno risalire all’epoca longobarda quando il Re Alboino, durante l’assedio di Pavia, ricevette in segno di pace un pan dolce a forma di colomba.
Un’altra la vuole sempre legata ai longobardi in cui l’abate San Colombano, in visita a Pavia dalla regina Teodolinda nel 612, fu ricevuto con un banchetto a base di carne selvaggina. Per non guastare il digiuno quaresimale, ma senza essere scortese verso gli ospiti, il santo irlandese benedisse le carni trasformandole in pani bianchi a forma di colomba.
Ma in realtà l’usanza di consumare questo dolce a fine pranzo è molto più recente, e probabilmente risale ai primi anni del ‘900 in quanto questo dolce, che in realtà è un simil-panettone a forma di colomba, fu ideato dall’industria del panettone milanese per creare un prodotto ad hoc per le festività pasquali.
Secondo un sondaggio della Coldiretti Emilia Romagna 6 famiglie su 10 porteranno in tavola la colomba pasquale, che contende all’uovo di cioccolato lo scettro del dolce più consumato, sottolineando che “sulle tavole della nostra regione saranno consumate circa il 10 per cento dei 27 milioni di pezzi di colombe consumate in tutta Italia“.
In particolare cresce la passione per la colomba artigianale. Se alla colomba spetta il posto principale, non mancheranno però dolci delle tradizioni locali, a partire dalla sopracitata Pagnotta pasquale di Sarsina sull’Appennino Cesenate, nell’alta Val di Savio, per continuare con la Ciambella, sempre della Romagna, e il Bensone, dolce pasquale modenese che sembra abbia preso il nome da “pane della benedizione”.
Il pranzo di Pasqua si conclude sempre con l’uovo, ma stavolta non più benedetto, ma di cioccolato!
Buon pranzo di Pasqua a tutti!